A gennaio scatteranno degli importanti aumenti per le pensioni. A causa dell’adeguamento all’inflazione, infatti, la rivalutazione pensioni per il 2023 sarà del +7,3%. Il ministro dell’Economia e delle Finanze ha firmato il Decreto che ha disposto l’adeguamento a partire dal prossimo anno, calcolato sulla base della variazione percentuale che si è verificata negli indici dei prezzi al consumo forniti dall’Istat il 3 novembre 2022.
Non è escluso che tra novembre e dicembre 2022 l’inflazione possa aumentare ancora, per cui potrebbe arrivare un ulteriore conguaglio prima della fine del 2023, come già successo quest’anno (portando un ulteriore aumento dello 0,2%.
Le pensioni minime vedranno un aumento di 38 euro, mentre per una pensione di 1000 euro lordi si avrà un aumento netto di circa 52 euro (73 euro lordi). Vediamo nei prossimi paragrafi come funziona la rivalutazione e qualche esempio pratico di aumento.
Rivalutazione pensioni: come funzionaLa perequazione delle pensioni è la rivalutazione annuale degli importi dei trattamenti pensionistici per adeguarli al costo della vita. Questa misura ha lo scopo di proteggere il potere d’acquisto delle pensioni, mettendole al riparo, almeno in parte, dall’erosione dovuta all’inflazione.
In base a quanto stabilito dal comma 5 dell’articolo 24 della Legge 28 febbraio 1986, n. 41, entro il 20 novembre di ogni anno viene determinato, con decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze, la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni.
L’applicazione della perequazione avviene al primo gennaio di ogni anno, e l’adeguamento si basa sugli incrementi dell’indice annuo dei prezzi al consumo accertati dall’Istat. Il Decreto è stato firmato nella giornata del 9 novembre, e come anticipato prevede, in base all’inflazione accertata, un aumento del 7,3% a partire dal 1° gennaio 2023.
Rivalutazione pensioni 2023: conguaglioVisto che l’aumento è stato calcolato sulla base della variazione percentuale che si è verificata negli indici dei prezzi al consumo forniti dall’Istat il 3 novembre 2022, resta fuori dal calcolo il possibile aumento dell’inflazione per la restante parte di novembre e per il mese di dicembre 2022.
In questo caso la rivalutazione aumenta di pari passo all’inflazione, ma non subito: nel 2023 potrebbe arrivare un’ulteriore rivalutazione a titolo di conguaglio sull’aumento residuale dell’inflazione 2022. Questo è già successo quest’anno: dal 1° gennaio 2022 le pensioni sono state rivalutate dell’1.7%. Tuttavia, è stato in seguito calcolato che l’inflazione totale a fine 2021 era dell’1,9%. Per questo motivo è stata disposta a partire dal mese di novembre un ulteriore aumento dello 0,2%. Rivalutazione pensioni: a quali trattamenti si applicaLa rivalutazione delle pensioni si applica a tutti i trattamenti pensionistici erogati dalla previdenza pubblica, dalle gestioni dei lavoratori autonomi, dalle gestioni sostitutive, esonerative, esclusive, integrative ed aggiuntive.
Si applica inoltre alle pensioni dirette e a quelle ai superstiti (pensione di reversibilità e pensione indiretta), indipendentemente dal fatto che esse siano integrate al trattamento minimo.Rivalutazione pensioni: aumenti in base all’importoL’aumento non si applica allo stesso modo per tutte le pensioni, ma dipenderà dall’importo del trattamento che il pensionato riceve. In particolare, viene applicata la rivalutazione al:100% dell’inflazione, ovvero in misura piena, per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo (corrispondente nel 2022 a 525,38 euro);90% dell’inflazione per le pensioni comprese tra 4 e 5 volte il trattamento minimo;75% dell’inflazione per le pensioni oltre 5 volte il trattamento minimo.Rivalutazione pensioni: esempi di aumenti dal 1° gennaio 2023Un aumento del 7,3% per una pensione minima si traduce in un aumento di circa 38 euro. Per un importo lordo di 1.000 euro ci sarà un aumento di 73 euro lordi, che si tradurranno in circa 52 euro netti.
Allo stesso modo, una pensione di 1.500 euro lordi vedrà un aumento di circa 110 euro lordi, che si traducono in 75 euro netti. Una pensione di 2.000 euro, che rientra ancora nell’importo pari a 4 volte il trattamento minimo, vedrà un aumento lordo di 146 euro.
Una pensione compresa tra 4 e 5 volte l’importo del trattamento minimo, per esempio una pensione lorda di 2.500 euro, vedrà un aumento pari al 90% dell’inflazione: la rivalutazione sarà in questo caso del 6,6%, che si traduce in un aumento lordo di 165 euro.
Una pensione superiore a 5 volte il trattamento minimo, ad esempio una pensione da 2700 euro lordi, riceverà un aumento pari al 75% dell’inflazione: si tratta quindi di un aumento del 5,5%, ovvero di circa 149 euro.
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