Con la nascita del governo Meloni e con la necessità di tenere fede alla parola data prima delle elezioni entra ora nel vivo la guerra al Reddito di Cittadinanza. Fratelli d’Italia ha da sempre definito la misura una “paghetta di Stato”, ponendo l’accento sul fallimento del Reddito come misura di politica attiva del lavoro e la sua trasformazione in una misura assistenzialista.
Il sottosegretario al Lavoro, il leghista Durigon, ha illustrato in un’intervista al Corriere della Sera la proposta di revisione del Reddito, che prevede non solo lo stop al primo rifiuto di un’offerta di lavoro, ma anche una durata limitata del sussidio, con un meccanismo di décalage simile a quello della Naspi.
Questa prima riforma riguarderebbe però solo i cittadini “occupabili”, lasciando fuori fragili, persone con disabilità o over 60 che non possono lavorare. Anche la premier Giorgia Meloni si era espressa in favore una revisione più morbida, che riguardava le persone che possono lavorare, mantenendo invece il sussidio per chi non può farlo:
“Per chi è in grado di lavorare la soluzione non può essere il Reddito di Cittadinanza, ma il lavoro, la formazione e l’accompagnamento al lavoro, anche sfruttando appieno le risorse e le possibilità messe a disposizione dal Fondo sociale europeo, perché, per come è stato pensato e realizzato, il reddito di cittadinanza ha rappresentato una sconfitta per chi era in grado di fare la sua parte per l’Italia, oltre che per se stesso e per la sua famiglia.” Queste le parole del Presidente del Consiglio, che aveva poi proseguendo dicendo:
“Vogliamo mantenere e, laddove possibile, migliorare il doveroso sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili non in condizioni di lavorare: penso ai pensionati in difficoltà, agli invalidi, a cui va aumentato in ogni modo il grado di tutela, e anche a chi privo di reddito ha figli minori di cui farsi carico. A loro non sarà negato il doveroso aiuto dello Stato“.
È sempre più probabile che la misura rimanga come contrasto alla povertà, ma l’obiettivo del nuovo governo è quello di toglierlo a chi è in grado di lavorare, prevedendo contemporaneamente misure di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro.
Un invito a mantenere il Reddito di Cittadinanza è arrivato anche dall’Europa: il 28 settembre la Commissione Europea ha inviato agli Stati una raccomandazione sul sostegno delle misure di reddito minimo per la riduzione della povertà e dell’esclusione sociale. L’invito è quello di potenziare le misure di aiuto per tutte quelle persone che non hanno accesso al mondo del lavoro e che vedono nel Reddito di Cittadinanza un valido aiuto nella lotta contro la povertà.
Reddito di Cittadinanza: stop al primo rifiutoL’obiettivo programmatico del governo recentemente insediato sembra prevedere una profonda revisione del Reddito di Cittadinanza per le persone in grado di lavorare. Si tratta di cittadini dai 18 ai 60 anni di età, che secondo l’ultimo rapporto Anpal datato 30 giugno equivalgono al 40% dei beneficiari attuali.
Certo, questo non può avvenire fin da subito. Anche perché molte di queste persone non hanno una formazione adeguata e non sarebbero appetibili per le aziende se non dopo un percorso di reinserimento. Per questo motivo le profonde modifiche che arriveranno alla misura dovranno essere accompagnate da una serie di riforme che riguardano il lavoro, a partire dal potenziamento dei centri per l’impiego.
La proposta della Lega prevede innanzitutto lo stop al sussidio per gli occupabili alla prima offerta di lavoro rifiutata. Inoltre, il sussidio avrà una durata limitata: dopo i primi 18 mesi in cui la persona riconosciuta occupabile riceve il Reddito di Cittadinanza, ci sarà un primo stop se questa non ha ancora trovato un lavoro. Durante questo stop della durata di sei mesi la persona verrà inserita in un percorso di politiche attive del lavoro.
Se, al termine di questi sei mesi, il cittadino è ancora senza lavoro potrà ricevere di nuovo il Reddito di Cittadinanza ma con un décalage, una riduzione del 25% dell’importo iniziale, e solo per altri 12 mesi durante i quali farà altri percorsi di formazione lavorativa.
Se anche dopo questo ulteriore periodo il beneficiario non è entrato nel mercato del lavoro, verrà sospeso per altri sei mesi, trascorsi i quali potrà chiedere per l’ultima volta il sussidio, ma solo per sei mesi e per un importo decurtato di un altro 25%. In poche parole, l’ultima tranche di RdC avrà un importo pari alla metà di quanto percepito inizialmente. Reddito di Cittadinanza: il programma di governoMentre il programma del centrodestra prevede la sostituzione dell’attuale Reddito di Cittadinanza, la proposta contenuta nel programma specifico di Fratelli d’Italia è quella di “abolire il Reddito di cittadinanza per introdurre un nuovo strumento che tuteli i soggetti privi di reddito, effettivamente fragili e impossibilitati a lavorare o difficilmente occupabili: disabili, over 60, nuclei familiari con minori a carico.“
Come visto in precedenza, questo va in contrasto con quanto affermato dal governo recentemente, ovvero con la volontà di mantenere il Reddito per chi non è in grado di lavorare.
Per chi è in grado di lavorare, invece, sono previsti percorsi di formazione e potenziamento delle politiche attive del lavoro. Tra le proposte dei partiti alle elezioni, anche l’innalzamento delle pensioni minime e sociali.
Una revisione del Reddito di Cittadinanza potrebbe arrivare già con la nuova Legge di Bilancio. Alla misura saranno quasi certamente destinate meno risorse, con un conseguente calo dei beneficiari e dei requisiti più rigidi per l’accesso.
L’abolizione totale della misura, quindi, sembra adesso meno fattibile, sia per tutti quei partiti che proverebbero a impedirlo in Parlamento sia perché per la cancellazione del sussidio ci sarebbe bisogno della contestuale introduzione di uno strumento alternativo, la cui ideazione richiede tempo.
Le risorse sottratte al Reddito con la prossima Legge di Bilancio potrebbero essere dirette ad altre misure a sostegno delle categorie più deboli: soggetti fragili, impossibilitati a lavorare, persone con disabilità e over 60. Reddito di Cittadinanza: politiche attive del lavoroChe il Reddito di Cittadinanza abbia fallito come misura di politica attiva del lavoro è stato riconosciuto anche dai partiti che lo hanno sempre sostenuto. I Centri per l’Impiego non sono riusciti a centrare gli obiettivi previsti, nemmeno con l’introduzione della figura dei navigator.
La Legge di Bilancio 2022 aveva previsto l’attivazione del programma “Garanzia per l’Occupabilità del Lavoratori” (GOL) rivolto ai percettori del RdC oltre che a chi beneficia di un ammortizzatore sociale, ai cd. Neet e alle fasce svantaggiate e deboli. Il programma rientra tra le misure del PNRR e dispone di risorse pari a 4,4 miliardi di euro. Al GOL è associato anche un programma di potenziamento dei Centri per l’Impiego e al Piano Nazionale Nuove Competenze per la formazione e il “reskilling” dei lavoratori in transizione e disoccupati.
La direzione del nuovo governo andrà verso un potenziamento di questi programmi di formazione e reinserimento per introdurre nuove politiche attive del lavoro, mentre il Reddito di Cittadinanza potrebbe essere migliorato e tenuto come sostegno per la lotta alla povertà e in grado di aiutare chi non può lavorare. Reddito di Cittadinanza: le raccomandazione dell’EuropaLa Commissione Europea nella giornata del 28 settembre ha inviato agli Stati membri una proposta di raccomandazione “relativa a un adeguato reddito minimo che garantisca un’inclusione attiva“. Nicolas Schmit, Commissario per il Lavoro e i diritti sociali, ha dichiarato: “Oggi più di una persona su cinque nell’UE è a rischio di povertà e di esclusione sociale. In tutti gli Stati membri esistono regimi di reddito minimo, ma dalle analisi risulta che non sempre sono adeguati, raggiungono tutti coloro che ne hanno bisogno o motivano le persone a rientrare nel mercato del lavoro. In un contesto di aumento del costo della vita e di incertezza dobbiamo garantire che le nostre reti di sicurezza siano all’altezza del compito. Dovremmo prestare particolare attenzione al reinserimento dei giovani nel mondo del lavoro anche attraverso il sostegno al reddito, in modo che non restino intrappolati in un circolo vizioso di esclusione.”
L’invito dell’Europa è quello di rivedere il sistema, che non può essere abolito senza prevedere delle misure simili per la lotta alla povertà. Di seguito alcuni dei punti della raccomandazione:migliorare l’adeguatezza del sostegno al reddito:fissare il livello del sostegno al reddito mediante una metodologia trasparente e solida;pur salvaguardando gli incentivi al lavoro, garantire che il sostegno al reddito risponda gradualmente una serie di criteri di adeguatezza. Gli Stati membri dovrebbero raggiungere un livello adeguato di sostegno al reddito entro la fine del 2030, preservando nel contempo la sostenibilità delle finanze pubbliche;riesaminare annualmente e, se necessario, adeguare il livello del sostegno al reddito;migliorare la copertura del reddito minimo e il ricorso allo stesso:i criteri di ammissibilità dovrebbero essere trasparenti e non discriminatori; Ad esempio, per promuovere la parità di genere e l’indipendenza economica, in particolare delle donne e dei giovani adulti, gli Stati membri dovrebbero fare in modo che il sostegno al reddito sia erogato per persona, anziché per nucleo familiare, senza necessariamente aumentare il livello complessivo delle prestazioni per famiglia. Sono inoltre necessarie ulteriori misure per garantire il ricorso al reddito minimo da parte delle famiglie monoparentali, formate in prevalenza da donne;le procedure di presentazione della domanda dovrebbero essere accessibili, semplificate e corredate di informazioni di facile comprensione;la decisione sulla domanda di reddito minimo dovrebbe essere emessa entro 30 giorni dalla presentazione della domanda, con possibilità di riesame della decisione;i regimi di reddito minimo dovrebbero essere in grado di rispondere alle crisi socioeconomiche, ad esempio tramite l’introduzione di una maggiore flessibilità per quanto riguarda l’ammissibilità;migliorare l’accesso a mercati del lavoro inclusivi:le misure di attivazione dovrebbero fornire incentivi sufficienti a (ri)entrare nel mercato del lavoro, con particolare attenzione al sostegno ai giovani adulti;i regimi di reddito minimo dovrebbero aiutare le persone a trovare un lavoro e a mantenerlo, ad esempio attraverso un’istruzione e una formazione inclusive nonché un sostegno (post-collocamento) e di tutoraggio; dovrebbe essere possibile combinare il sostegno al reddito con il reddito da lavoro per periodi più brevi, ad esempio durante il periodo di prova o i tirocini;migliorare l’accesso ai servizi abilitanti ed essenziali:i beneficiari dovrebbero avere un accesso effettivo a servizi abilitanti di qualità quali l’assistenza (sanitaria), la formazione e l’istruzione. Coloro che ne hanno bisogno dovrebbero disporre di servizi di inclusione sociale come la consulenza e il coaching; i beneficiari dovrebbero avere un accesso continuo ed effettivo ai servizi essenziali, come l’energia;promuovere un sostegno personalizzato:gli Stati membri dovrebbero svolgere una valutazione individuale e multidimensionale delle esigenze per individuare gli ostacoli all’inclusione sociale e/o all’occupazione incontrati dai beneficiari e il sostegno necessario per affrontarli;su tale base, entro tre mesi dall’accesso al reddito minimo i beneficiari dovrebbero ricevere un piano di inclusione che definisca obiettivi comuni, un calendario e un pacchetto di sostegno su misura per raggiungere tali obiettivi;aumentare l’efficacia della governance delle reti di sicurezza sociale a livello di UE, nazionale, regionale e locale nonché quella dei meccanismi di monitoraggio e comunicazione.Sicuramente il Reddito di Cittadinanza sarà destinato a profonde modificazioni nel prossimo periodo, ma la sfida del nuovo governo sarà quella di sostituire il sussidio con misure efficaci per la lotta alla povertà e di riuscire dove i precedenti hanno fallito con lo sviluppo di politiche attive del lavoro.
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